Giuseppe: Buongiorno a tutti,sono un nuovo iscritto ma un vecchio celiaco.Ho 48 anni di cui 38 gluten free.Ho così tanta esperienza alle spalle di questi temi che mi sono allontanato negli anni dalle discussioni, dalla lettura del magazine AIC (quando mi ricordo sfoglio velocemente per vedere eventuali nuove indagini scientifiche) perché di nuovo non è successo nulla, se non che ora c’è tantissima gente che ne parla.Di per sè dovrebbe essere un bene, soprattutto sapendo da dove proveniamo, ma in realtà ahimè ho constatato uno storytelling della vita da celiaco molto distante dalla mia e secondo me fuorviante.C’è un allarmismo diffuso sulla CONTAMINAZIONE manco parlassimo di isotopi radioattivi.Qua noi siamo intolleranti ad una sostanza, e la reazione del nostro organismo è proporzionale ad essa. Per un celiaco in salute che fa dieta da anni, mangiare una briciola di pane non provoca nulla.Probabilmente nemmeno mangiare un piatto di pasta normale, ma questo non lo possiamo sapere e quindi non lo facciamo.Il concetto fondamentale da tenere a mente è “Sola dosis facit venenum”, ovvero che un veleno è tale solo in base alla quantità assunta.Altrimenti non potremmo mangiare nemmeno prodotti con spiga barrata che hanno 19 ppm di glutine.Per cui, finché non ci sarà una evidenza scientifica sul danno diretto provocato da una certa quantità di glutine, siamo tenuti ad usare la testa per decidere cosa mangiare e come mangiare.Fornì separati in casa, pentole separate, queste sono cose senza un senso scientifico e senza logica.Farsi problemi a mangiare del formaggio o altri alimenti naturalmente privi di glutine diventa una malattia peggiore della celiachia stessa e soprattutto una fonte di stress verso se stessi e gli altri.Io vivo la mia condizione (non la chiamo né malattia né morbo) molto serenamente, a tale punto che me ne dimentico in quanto vado in automatico essendo celiaco da tanti anni.Ovviamente all’inizio non è stato così e ho passato le mie fasi da adolescente con sgarri stupidi per motivi stupidì e i problemi di socialità eccetera, ma ne sono poi uscito.Purtroppo noto invece un approccio mainstream talebano, in cui si pretende che i negozianti sappiano tutto e abbiano tutti un menu apposito, si pretende che si faccia l’aperitivo con gli amici in posto informato, si pretende di fare la cena di Natale coi colleghi e mangiare le stesse cose loro.È diventato tutto una pretesa e il risultato è che noi celiaci siamo diventati antipatici.In giro nei negozi o locali siamo spesso un problema anziché una opportunità. Altre persone provano compassione per questa nostra malattia “atroce”.Ecco, io non mi ci ritrovo in questa condizione e quasi sempre mi dissocio da questi celiaci lamentosi (o genitori lamentosi di figli celiaci) che sembra cerchino qualsiasi opportunità per creare disagio al prossimo (locali/colleghi/parenti), come se ne avessero il diritto.In un locale dove parlando col cameriere capisco che non sono informati, non chiedo di parlare col cuoco e fargli lo spiegone, o chiedere se nell’arrosto hanno aggiunto la farina per addensare il sugo. Prendo un risotto anche se magari usano l’acqua di cottura della pasta normale, e se non c’è risotto mi accontento di una insalatone, non morirò di fame.Il fatto è che quel risotto fatto così lo mangio una volta ogni sei mesi, non tutti i giorni, per cui non mi succede niente.Se mangiassi di continuo biscotti sg con 20 ppm, mi farebbe male ugualmente, perché è la quantità che conta.Ciò detto, non sono di quei celiaci che sgarrano volontariamente “perché tanto non succede niente”, ho smesso di farlo 35 anni fa quando mangiavo di nascosto i Buondì Motta nella dispensa al buio.In buona sostanza, questo allarmismo continuo e linguaggio terrorizzante non fa bene alla nostra reputazione, è controproducente.In Scandinavia l’anno scorso ho finalmente potuto mangiare un vero hamburger ai fast food (McDonald e non solo) perché là bastava aggiungere l’opzione “pane senza glutine” nel totem, e quindi ho affondato i denti per la prima volta in un hamburger vero.Perché in Italia invece devo mangiare al Mac un panino vaporizzato imbustato nella plastica che sa di plastica? (e pagarlo di più e aspettare di più)Forse perché la legislazione italiana vieta di vendere un hamburger senza glutine senza cucine separate e senza certificazioni?Che rischi reali ci sono in un Mac norvegese a mettere un hamburger in mezzo al pane sg?Secondo me questo linea terroristica diffusa e alimentata in Italia sul mangiare senza glutine ci si ritorce contro, ma ahimè mi sembra di essere un pesce fuor d’acqua.Spero di sbagliarmi, e se possibile contribuire a modificare questa cultura e diffondere una visione positiva della celiachia, perché altrimenti rimarrà sempre un morbo se ne parliamo in questo modo.Scusate il pippone, avevo 38 anni di post in arretrato