Screening celiachia? Nuovi approcci metodologici e diagnostici stanno cercando di dare una risposta nuova ad una vecchia perplessità. Lo screening per verificare l'intolleranza al glutine, aiuta i soggetti a capire se soffrono della celiachia. Nel corso del tempo la diagnosi è cambiata molto, così come i sistemi per raggiungerla. Lo screening per celiachia è un momento di prevenzione importante, perché fa capire se la malattia è presente, fa mettere in campo quello che è un intervento terapeutico tempestivo e quindi, aiuta a migliorare la vita del paziente. Per stabilire quali sono le condizioni patologiche che permettono di mettere in campo uno screening della celiachia, è necessario analizzare nel dettaglio tutte quelle che sono le situazioni che vi si presentano. Nel momento in cui è disposizione un test affidabile e poco invasivo, fare lo screening della celiachia può essere anche semplicemente un modo per capire se si è in contatto con questa malattia.
Innanzitutto, coloro che vogliono sottoporsi allo screening celiachia perché hanno qualche sintomo, non devono cambiare le loro abitudini alimentari prima di avere una diagnosi perché magari andando a togliere il glutine della propria dieta potrebbero risultare falsamente negativi. Per fare una diagnosi completa è necessario fare innanzitutto un anamnesi del paziente, capire se all'interno del suo sangue attraverso un prelievo venoso siano presenti anticorpi o autoanticorpi e ci siano determinati mark sierologici. Bisogna poi fare l'esame delle feci, la biopsia duodenale e l'esecuzione del breath test al sorbitolo. Questi sono i metodi dello screening celiachia più comuni, ma generalmente vengono fatti nell'ordine dal meno, al più invasivo e si va avanti solo in caso che non si abbiano i riscontri desiderati.
Uno dei test maggiormente particolari che servono per diagnosticare l'intolleranza al glutine è il breath test al sorbitolo. In pratica, al paziente vengono somministrati 5 grammi di sorbitolo e si va a misurare la concentrazione di idrogeno nell'aria che respira: se aumenta significa che il sorbitolo non è stato assorbito dall'intestino tenue e quindi produce gas intestinali, tra cui l'idrogeno. In caso che se ci sia una positività in questo test bisogna subito intervenire perché vuol dire che c'è un problema di malassorbimento intestinale. La biopsia duodenale invece, è più invasiva e solitamente viene evitata se non in casi estremi.
All'inizio di novembre sono arrivate delle linee guida da parte dell'Associazione Italiana Celiachia per fare un screening celiaco che possa essere meno invasivo possibile. Non è più necessario infatti, fare la biopsia duodenale perché già la presenza di valori positivi nei test sierologici danno la certezza diagnostica di essere di fronte alla celiachia. Infatti, non è più neanche necessario fare il test genetico per Hla e quindi, per capire se si ha una predisposizione per questa patologia. Nella maggior parte delle Regioni italiane, la maggior parte degli esami per diagnosticare questa patologia sono esenti da ticket sanitario e per i familiari di pazienti celiaci, in alcune zone, è prevista anche una specifica indagine genetica. Vi sono ancora da fare in questo campo numerosi passi in avanti, ma i livelli di assistenza sembrano migliorare nel corso degli anni.