Celiachia: una patologia in crescita che non è più un tabù

Si calcola che in Italia ci siano cinquecentomila celiaci, ma soltanto settantamila sono consapevoli della loro condizione. Il risultato è che moltissime persone assumono alimenti che non dovrebbero, che causano seri problemi, compromettendo la qualità della loro vita e il loro stato di salute.

La celiachia è una patologia che, fino a qualche anno fa, era un mistero o un tabù: se ne parlava poco, la si conosceva ancor meno e i celiaci avevano grandi difficoltà nel reperire alimenti senza glutine e nel poter andare tranquillamente in un ristorante. L’unica soluzione era quella di abolire dalla propria dieta i cibi contenenti il glutine e evitare di andare a cena fuori o di ordinare piatti ‘dubbi’.Si calcola che in Italia ci siano cinquecentomila celiaci, ma soltanto settantamila sono consapevoli della loro condizione. Il risultato è che moltissime persone assumono alimenti che non dovrebbero, che causano seri problemi, compromettendo la qualità della loro vita e il loro stato di salute.

La celiachia è una patologia che, fino a qualche anno fa, era un mistero o un tabù: se ne parlava poco, la si conosceva ancor meno e i celiaci avevano grandi difficoltà nel reperire alimenti senza glutine e nel poter andare tranquillamente in un ristorante. L’unica soluzione era quella di abolire dalla propria dieta i cibi contenenti il glutine e evitare di andare a cena fuori o di ordinare piatti ‘dubbi’.

Ma cos’è e come si manifesta la celiachia? Si tratta di un’intolleranza al glutine – proteina presente nel grano, nella segale e nell’orzo nonché nei loro derivati - che ha una componente genetica e che probabilmente viene scatenata da un’enterite virale nei primi mesi di vita. L’assunzione del glutine scatena un’abnorme e anomala reazione immunitaria nell’intestino con sintomi come colite, enterite e atrofia dei villi intestinali, che provoca un blocco dell’assorbimento dei principi nutritivi e un significativo calo di peso. La diagnosi si effettua eseguendo un esame del sangue in ospedale associato a una biopsia in gastroscopia, anche se oggi è disponibile in commercio un kit per eseguire un semplice test su una goccia di sangue che, se dà esito positivo, va seguito da un controllo in ospedale.

Unico modo per arginare la celiachia è quello di evitare i cibi che contengono il glutine, accortezza che diventa con gli anni sempre più difficile da conservare visto che sono sempre più numerosi i prodotti alimentari che contengono glutine “a tradimento”. Un esempio per tutti: molto spesso il glutine viene utilizzato come addensante nella produzione dei salumi e ciò costringe i celiaci ad escludere un numero sempre maggiore di alimenti dalla propria dieta con il risultato, soprattutto per i bambini, di sembrare un diverso rispetto ai coetanei che possono permettersi di mangiare ogni alimento senza tante restrizioni.

L’utilizzo crescente del glutine nell’industria alimentare ha contribuito in gran parte anche all’aumento del numero di celiaci in Italia e in tutti i Paesi industrializzati. Il trend è chiaro: negli anni Ottanta si registrava un celiaco ogni tremila persone, negli anni Novanta uno ogni mille e oggi addirittura uno ogni 150.

Negli ultimi anni per fortuna le numerose campagne informative e la pubblicazione di numerosi studi sulla celiachia hanno contribuito a squarciare il velo di silenzio che avvolgeva questa malattia e aprire la strada a informazione e supporto. Sono sempre più numerosi gli esercizi commerciali e i ristoranti che propongo alimenti e prodotti glutin-free che rappresentano finalmente un sicuro approdo per i celiaci. Al tempo stesso, la ricerca scientifica si concentra sulle possibilità di mettere a punto un vaccino e nuove terapie farmacologiche in grado di limitare il numero di celiaci e di permettere loro una vita equilibrata e quanto più normale possibile. Ultima, solo in ordine cronologico, è una ricerca condotta presso l’Istituto Gaslini di Genova e presso l’Università di Verona: al vaglio degli scienziati la possibilità di ottenere un vaccino che entri in azione una volta che si è riusciti ad identificare il Rotavirus responsabile dell’enterite virale scatenante. Ma moltissimi sono i progetti di ricerca in atto in numerosi Istituti scientifici internazionali.