Diagnosticare la celiachia, l’intolleranza al glutine di cui soffre l’1% della popolazione italiana è sempre stato un problema: la malattia può manifestarsi con diverse sfumature, da intolleranza parziale a totale. Fino ad oggi l’unico modo di scoprire se si è affetti da questa malattia era una biopsia in gastroscopia o un prelievo del sangue.Diagnosticare la celiachia, l’intolleranza al glutine di cui soffre l’1% della popolazione italiana è sempre stato un problema: la malattia può manifestarsi con diverse sfumature, da intolleranza parziale a totale. Fino ad oggi l’unico modo di scoprire se si è affetti da questa malattia era una biopsia in gastroscopia o un prelievo del sangue. Metodi comprensibilmente poco amati dai bambini. Ma da ieri c’è una buona notizia: il dipartimento di Pediatria della Sapienza, in collaborazione con l’assessorato alle politiche della Famiglia del comune di Roma, ha trovato un sistema per diagnosticare la patologia con un semplice test salivale. Una tecnica, spiega Margherita Bonamico, responsabile del centro di riferimento dell’azienda Policlinico Umberto I, "che appare particolarmente indicata per i bambini, a partire da 5 anni, quando la raccolta della saliva viene vissuta come un gioco".
Un metodo efficace
La ricerca è stata condotta su 25 scuole elementari di 6 Municipi e ha coinvolto oltre 5 mila bambini e famiglie, con un tasso di consenso al prelievo dei campioni biologici di quasi il 90%. Dai risultati su evince una prevalenza della celiachia nella popolazione scolastica esaminata pari all’1,2% (25 bambini su 3.392 piu’ altri 17 gia’ conosciuti). Un dato "che rispecchia le stime nazionali" sottolinea Margherita Bonamico, a dimostrazione dell’utilita’ "di questo tipo di metodo".
L’assessore Lia De Rienzo, che ha creduto molto nel progetto e lo ha personalmente presentato in Campidoglio, si dichiara soddisfatta dei risultati ottenuti e guarda già al futuro: “Ora”, dichiara, “dobbiamo proseguire con la ricerca, puntando, da 5 mila, a diagnosticare fino a 50 mila bambini. Spero che l’obiettivo si potrà raggiungere in 2 o al massimo 3 anni".
Una malattia infida
La celiachia è una malattia che rende intolleranti al glutine: quando nell’intestino di un malato arrivano le molecole di glutine, i villi intestinali, le cellule che hanno lo scopo di assorbire i principi nutritivi del cibo, si appiattiscono per difesa. Il risultato è che il celiaco mangia ma non assorbe. Oltre naturalmente a soffrire di coliti continue date dall’infiammazione della mucosa intestinale.
Molti istituti di prestigio come il Gaslini di Genova e l’Università di Verona stanno studiando un vaccino, ma per ora la dieta è l’unica cura. Essendo la celiachia una forma cronica, lo stato stanzia 100 euro al mese per consentire ad ogni malato di poter acquistare i prodotti alternativi come la farina senza glutine, la pasta e i biscotti speciali. La malattia può avere anche ricadute psicologiche: per i bambini piccoli non poter mangiare la pizza o il panino al prosciutto (gli addensanti potrebbero contenere glutine) può farli sentire diversi dagli altri. Ma anche andando avanti con l’età la situazione non migliora. [omissis], studentessa universitaria di 24 anni, celiaca, afferma che “spesso a scuola mi sentivo a disagio quando si organizzava la pizzata di classe e io dovevo ordinare un’insalata. Molte mie compagne di classe credevano che io fossi anoressica".
Grazie al test di screening della malattia presentato ieri, sarà possibile effettuare una diagnosi precoce, fondamentale per porre sotto controllo la malattia e limitarne in qualche modo gli effetti.