Ho avuto diagnosi di celiachia due anni fa all’età di 47 anni da un…reumatologo! Si, avete capito bene, infatti i miei problemi erano (e sono) di questa natura: una malattia autoimmune, che si accompagna molto spesso al gene portatore della celiachia.
Ma parliamo di quest’ultima.
Quando ho ricevuto ANCHE QUESTA diagnosi, mi sono ribellata, nel senso che dentro di me ho pensato che il medico si fosse sbagliato, e ho continuato a introdurre tranquillamente i cibi proibiti anche con un certo sprezzo.
Ad uno dei controlli successivi dal medico mi sono sentita dire: “Lei ha due strade, quella del peggiorare sempre più e quella del miglioramento. Scelga lei.” Questa frase detta con parole così severe mi ha fatto capire in un momento quanto la cosa fosse seria. Da quel momento ho iniziato la dieta con l’impegno che in realtà mi caratterizza da sempre in tutte le mie scelte, professionali e personali, nel senso che ho scoperto che anche in questa occasione dovevo essere onesta con me stessa, fino alle lacrime.
E soprattutto ho capito che oltre al glutine c’era da eliminare chi non voleva o forse non se la sentiva di stare dalla mia parte, continuando a minimizzare i miei problemi, invitandomi a trasgredire col cibo, ecc.
Viceversa, ho avuto anche molti aiuti, nel senso che c’è stato chi mi ha fatto capire che il glutine è presente anche a livello di salumi, marmellate, gelati, e nelle tradizioni culinarie diverse, nelle contaminazioni e purtroppo anche nelle frodi alimentari. Penso che l’abbiano fatto solo per amicizia, infatti nessuno di loro era celiaco.